New instrumental jazz-rock album for the maestro Paolo Ricca. Apart from the first leading track, really progressive, the rest of the CD is totally devoted to a refined jazz-rock with sometime melanchonic piano and sometime latin flavour.
Il pianista/tastierista torinese Paolo Ricca, pubblica “Volcano”, il suo secondo lavoro discografico, a distanza di tre anni dal debutto, “Batik” (2005). Ricca non desidera essere la prima donna della musica da lui composta e dà spazio, si amalgama alla perfezione, con artisti del calibro di Diego Mascherpa al clarinetto, dei ricostituiti Esagono, Maurizio Plancher, onnipresente batterista e percussionista del jazz-rock torinese, e Andrea Manzo al basso. Ospite speciale Gilson Silveira alle percussioni. “Volcano” è un opera completamente strumentale, e per come Paolo Ricca ha abituate le nostre orecchie si può definire questo album con una sola parola: elegante. L’eleganza con cui si vestono i brani scritti da Ricca, a metà tra jazz d’antan, pianoforti malinconici e clarinetti dai colori tenui, melodie latineggianti e con profumi d’oriente, fa anche di questo album un arazzo di piccoli disegni incastonati in un mosaico fantasioso, pregno di visioni, paesaggi e panorami da cartolina. La titletrack, “Volcano”, è forse l’unico brano legato in qualche modo al progressive vero e proprio, con il suo crescendo iniziale di synth fino ad aprirsi con un incedere zoppicante, il riff rockeggiante e continuo, gli stacchi. Un’esplosione di musica e di suoni… come la descrive Ricca stesso nel booklet del cd. Grande pezzo, complimenti. “Libra” è un magnifico jazz-rock che ricorda le convoluzioni dei Weather Report, molto Davisiano, intricato e melodico al tempo stesso. “Marysol” è invece un brano del primissimo repertorio di Ricca, che arriva dalla sua adolescenza. Riarrangiato, rimaneggiato, arriva alla sublimità di un delicato accompagnamento per immagini. “Dervish Jazz” rievoca ancora linee melodiche e scale medio-orientali, la caratteristica più profonda della musica di Ricca. Danze arabeggianti, clarinetto etereo e soffice, visuali desertiche. Tutto questo è la musica di Paolo Ricca. Per proseguire la tradizione iniziata in “Batik” con l’inserimento di una cover (lì c’era “Sporca Estate” di Piero Ciampi), Paolo Ricca propone “Amara Terra Mia” di Domenico Modugno, soffusa e intima. A seguire “The Woodpecker”, con un basso svolazzante e un jazz fluido, liquido, “Big Sur” ispirato all’omonimo tratto di costa californiana, “Lost in Time”, piano e clarinetto in evidenza per perdersi oniricamente nel tempo. Chiudono l’album “Spanish Flow” e “b.i.t.s.”altre due perle di melodia come solo Ricca con il suo stile inconfondibile e sopraffino sa fare. “Volcano” è un’ulteriore passo avanti rispetto a “Batik”, una prova ispirata e di grande arte da parte di Paolo Ricca e il suo gruppo.