Questo album è la fedele registrazione del concerto con il quale Keith Tippett ha aperto la stagione “Musiche nuove a Piacenza”, il 14 gennaio 2011, una rassegna musicale di onnivora costituzione, all’insegna del’eccellenza.
Keith Tippett stesso ritiene questa performance veramente “magica”, il suo migliore album di pianoforte e Mujician (sintesi appunto di musician e magician) ha dato altre volte (quattro inclusa la presente) testimonianza di questa magia.
Registrato con assoluta naturalezza senza alcun trucco sul meraviglioso vecchio Steinway del Conservatorio G. Nicolini di Piacenza dal team dello studio Elfo, si impone al di la dell’incredibile valore artistico dell’opera quale disco da dimostrazione hi-fi.
Il concerto fu memorabile. Il salone del Conservatorio gremito di persone in un estatico silenzio. Alcuni avevano gli occhi lucidi. Keith ha suonato con generosità, impeto, fierezza, abbandono. A occhi chiusi cascate liquide di note inclassificabili nei generi. Muovendosi con grazia nella nobile landa dell’improvvisazione, Keith ha lanciato incantesimi sotto forma di note mesmerizzando la platea. Silenzi che hanno riempito la sala di plastici pleniluni, spargendo ancora lievissime note, porporina di farfalle iridescenti. Non è davvero possibile chiamare questi piccoli miracoli jazz. O classica. Si tratta di musica nuova.
Tra la folla, in rapito silenzio, molti si commuovono: la magia iniziata giunge a compimento. Come se fosse un concerto rock, quando le Muse decidono che la performance sia giunta a naturale termine, una ragazza corre salendo sul palco e abbraccia lo sciamano, gonfia di gratitudine per un’esperienza emozionale inedita e inaudita, che questo album prezioso, realizzato in tiratura limitata numerata a mano, testimonia.
Pianista, compositore, agitatore culturale, insegnante, bandleader, arrangiatore, membro di decine di situazioni, Keith Tippett (Bristol, 25 agosto 1947) è una delle voci più importanti del pianoforte contemporaneo. Declinando verbi sincretici tra jazz e classica, danzando la difficile arte dell’improvvisazione sotto pleniluni imprevedibili Keith è conosciuto per aver versato cascate di note liquide nei mitici King Crimson dal 1970 al 1971, in album memorabili come “In The Wake Of Poseidon”, “Lizard” e “Islands”, nei quali Sinfield e Fripp seppero cristallizzare il meglio del meglio del jazz inglese a scrutare mappe siderali.
Suo il pianoforte cubista irriverente del singolo del 1970 “Cat Food” intento a rubare il ruolo di protagonista alla voce tuonante di Greg Lake. Poi le big band mingusiane come i mitici Centipede, le instancabili collaborazioni in piccoli combo coi soliti del jazz irriverente e anarchico nella perfida Albione: da Radu Malfatti a Louis Moholo, da Howard Riley a Stan Tracey, da Elton Dean a Nick Evans, fino alle mistiche collaborazioni, meglio, fusioni spirituali con la moglie Julie Driscoll, cantante di singolare talento. Oggi Keith Tippett, personaggio schivo e gentile, capitana uno straordinario, pionieristico ottetto alla perenne ricerca di suoni nuovi, in
un universo dove il tempo, anzi i tempi Aion e Kronos assumono nuove forme, oppure si alterna in ammalianti performances con la moglie Julie, “Couple In
Spirit”. Ma sono i suoi caleidoscopici, mistici concerti per pianoforte solo dove, probabilmente, Keith riesce a dare il meglio di sè. Una tavolozza di colori incredibile, sassi, legnetti, carillon che risuonano nel piano, diventando uno strumento nuovo, che sa attingere da memorie sepolte e condivise.