Terzo album (più due e.p.) per I Salici, band che ci accompagna tra la natura friulana, con il suo neofolk psichedelico. “The Eyes of the Unconscious Riot” è un viaggio di nove tappe, dove l’asciutta chitarra acustica folk viene circondata da stili diversi, come lo psychobilly in “Orange”, con tromba con sordina da Blues Brothers, immersa però in fondi sonori onirici. O come l’arrivo di campane tubolari in “Lost the one”, con un esito da colonna sonora, che però era iniziata con tutt’altro: la voce alzata più del normale nel mix, fino a distorcere. Il contrabbasso si fa notare sovente in maniera poliziesca, aprendo “Elapsed steam”. Si cambia atmosfera in “Awakened needs”, dove all’inizio l’arpa arpeggia, per arrivare alla fine a un crescendo buckleyano. “On the wood” prevede un inciso ossessivo di voce e fiato all’unisono, che ipnotizza. Ma l’apice si raggiunge con “Nos pifan”: psichedelia sostenuta su un unico accordo di chitarra acustica, suggellato dall’arrivo delle trombe. Un sogno lungo 5’46’’. E il sogno continua in “Seed of the nouns (What do you fear most under the sun)”, su lande più scure, dove la tromba si fa funerea. “Argument for the wind” continua il trip su un retaggio barrettiano, ma il suono squillante delle trombe fa mantenere un po’ più “svegli” che nella musica psichedelica tradizionale. Infine, sullo sfondo acquatico (forse del fiume Isonzo), voce e chitarra placide ci congedano con un monito: “And the animals are watching us”. Il testo è visionario. Partendo dalle api, e dagli occhi puntati su di noi, arriva ad una conclusione apocalittica: “Eyes wide open now (…) and all the animals are gone”. Oltre alla musica fatta di legno e foglie, dev’esserci un sotterraneo filo conduttore in quest’album: quali sono gli occhi della “lotta inconsapevole” menzionata nel titolo? (Gilberto Ongaro)
da Musicmap
“Wonderful creature I SALICI. It seems to come from ancestral albionic lands, scents of the woods and seventy-year-old acidity. That psychdelic folk with progressive references that had been so enchanting between the end of the 60s and the early 70s. Yet it is timeless sound, it is magic, which today also seems to flow along the banks of the Isonzo, in the north-east of Italy “