L’album di esordio dei romani Rawstars, capitanati dal songwriter Francesco Lucarelli, oscilla inevitabilmente tra l’America concreta e collaudata dei tanti ospiti (dal tastierista Mike Finnigan, scomparso nel 2021 dopo una vita al seguito della grande famiglia Crosby Stills e Nash, all’organista Jeff Young, da decenni nella band di Jackson Browne, fino ai polistrumentisti Greg Leisz, già apprezzato accanto a Tom Petty e ai Whiskeytown di Ryan Adams, e Jeff Pevar dei CPR di David Crosby) e l’entusiasmo sincero di chi – il quartetto ospitante – abbraccia quel mondo dopo anni di ascolti che ne hanno elevato le capacità e che hanno spostato quella cultura musicale tanto amata anche nei nostri studi di registrazione e sui nostri palchi.
Nelle undici canzoni di Rawstars vive un mix saporito che offre sferzate rock accanto a episodi più meditati, nei quali affiora l’inevitabile tavolozza di colori che tanto i quotati session players quanto le varie fonti d’ispirazione che la band mai nasconde portano in dote. Ne sono esempio le più acustiche “Fly someday” e “How could I have been so blind?”, alle quali si aggiungono anche il rock blues di “If were an angel” e gli alleggerimenti piacevolmente mainstream di “Watching the show”. Tutto in un affresco che deve tanto alla musica d’autore californiana nata alla fine degli anni Sessanta. Questa solida band ha lasciato traccia nel nuovo lavoro di Ralph Molina dei Crazy Horse, album di prossima uscita a cui i Rawstars hanno fattivamente contribuito.
Tracklist:
1.Sometime
2.Watching the show
3.Don’t lock me down
4.Paper girl
5.Faster than the light (F.Lucarelli/M.V.Cecilia)
6.Follow you
7.If I were an angel
8.Let me take you higher
9.Fly someday (F.Lucarelli/M.V.Cecilia)
10.Summer night blues
11.How could I have been so blind? (F.Lucarelli/M.Molino/M.V.Cecilia)
All songs by Francesco Lucarelli except where noted.