La band emiliana dei CORMORANO nasce nel 1975, e dunque ritrovarli nel 2023 a rimettersi in gioco con tre componenti fondatori (Raffaello Regoli alla voce, Antonio Dondi alla batteria e Gabriele Giovanardi al sax) sancisce un ritorno a suo modo significativo.
Completano l’organico Francesco Boni (figlio di un altro membro originale, Carlo Alberto Boni) al basso, Elia Filippini alle tastiere e Michele Zanni alla chitarra.
Raffaello Regoli, già noto nell’ambiente progressive italiano per essere stato amico e allievo di Demetrio Stratos, a cui ha dedicato per più di vent’anni, in veste organizzativa, la rassegna musicale “Omaggio a Demetrio Stratos”, dopo la parentesi coi Runaway Totem, torna a riproporre con la sua band originaria il tipico sound trasversale palesato anche nell’album “Giro tondo (giro) fuori scena” del 2000, con genuine, imprescindibili connotazioni seventies, tra progressive, rock, jazz, rhytmn blues, con disgressioni anche sperimentali e teatrali.
La vocalità importante di Regoli, ma soprattutto con la forza del collettivo torna a pulsare il groove caldo e graffiante di brani come “Cormorano”, “Nuovi colori”, “25 Aprile”, in cui non possono mancare certe convergenze con gli Area, mantenendo tuttavia la propria identità ed immediatezza, anche quando si tratta di elaborare una versione piuttosto originale di “Asia” di Francesco Guccini.
E fra le pieghe di trascinanti canzoni si insinua anche la componente più sperimentale, come l’introduttiva “Obliquizione”, “Disarmoritmo”, la ritualistica teatralità (poesia sonora?) di “Festa di Settembre”, parte integrante delle visioni musicali dei Cormorano, che non risparmiano nemmeno la ciliegina sulla torta col finale di “Pugni chiusi”.
Un amore che arriva da lontano e che ancora non ha esaurito la sua ispirazione e la sua forza espressiva.