Un album corale, ambizioso e riflessivo per la band abruzzese, fiore all’occhiello
dell’americana MRR. Un settimo lavoro di prog-rock polifonico e contemporaneo
dell’americana MRR. Un settimo lavoro di prog-rock polifonico e contemporaneo
MMXX: il ritorno degli Ifsounds!
«MMXX è un disco molto ambizioso, un passo in avanti nella nostra storia artistica. Abbiamo fatto convivere la nostra musica con quella corale, una musica antica ma emozionante e modernissima nello spirito.
La composizione della suite, in particolare, ha richiesto un notevole studio e successivamente un particolare sforzo per incastrare gli arrangiamenti propri del rock con le armonie di un coro polifonico».
Sono orgogliosi gli Ifsounds per l’uscita di MMXX, il loro settimo album. Il nuovo tassello di una lunga storia, cominciata nel 1993 con la fondazione e con il primo disco nel 2006, e oggi giunta a un’opera, come sottolinea la band abruzzese, ambiziosa e impegnativa.
Sono orgogliosi gli Ifsounds per l’uscita di MMXX, il loro settimo album. Il nuovo tassello di una lunga storia, cominciata nel 1993 con la fondazione e con il primo disco nel 2006, e oggi giunta a un’opera, come sottolinea la band abruzzese, ambiziosa e impegnativa.
La storica etichetta americana Melodic Revolution Records, guidata da Nick Katona, ha confermato il sostegno agli Ifsounds,
che a cinque anni di distanza dall’apprezzato An Gorta Mór tornano con un lavoro nuovamente concettuale, incentrato sui drammi della contemporaneità.
A partire da ciò che resta della pandemia.
Il lockdown ha ispirato gli Ifsounds nella ricerca di un veicolo che evocasse relazionalità e contatto con il prossimo.
Il lockdown ha ispirato gli Ifsounds nella ricerca di un veicolo che evocasse relazionalità e contatto con il prossimo.
Un contatto perso per motivi sanitari e ricostruito in musica anche attraverso la coralità: «La pandemia ha sconvolto le nostre vite, mettendo in discussione tutti gli aspetti delle nostre esistenze, anche i più banali. Oggi sembra tutto passato e in parte sto notando una certa tendenza
a rimuovere dalla mente le sensazioni vissute durante quei due anni da incubo, ma credo che quello sia stato il periodo globalmente più assurdo, alienante e distopico attraversato dalla nostra generazione. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere in musica e parole le sensazioni e le paure di quei giorni, che hanno condizionato in maniera così drammatica le nostre azioni quotidiane e che hanno cambiato irreversibilmente il nostro mondo e noi stessi. E lo abbiamo fatto attraverso la musica corale, il genere che, per definizione, richiede il contatto più stretto tra le persone che avevamo ormai perso».
Sin dai tempi del primo disco, passando attraverso album che di volta in volta hanno mostrato l’evoluzione della band guidata da Dario Lastella, gli Ifsounds hanno provato a smarcarsi dai canoni classici del rock progressivo per interpretarlo in una chiave diversa, considerandolo anzi un “modo di fare le
cose”.
a rimuovere dalla mente le sensazioni vissute durante quei due anni da incubo, ma credo che quello sia stato il periodo globalmente più assurdo, alienante e distopico attraversato dalla nostra generazione. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere in musica e parole le sensazioni e le paure di quei giorni, che hanno condizionato in maniera così drammatica le nostre azioni quotidiane e che hanno cambiato irreversibilmente il nostro mondo e noi stessi. E lo abbiamo fatto attraverso la musica corale, il genere che, per definizione, richiede il contatto più stretto tra le persone che avevamo ormai perso».
Sin dai tempi del primo disco, passando attraverso album che di volta in volta hanno mostrato l’evoluzione della band guidata da Dario Lastella, gli Ifsounds hanno provato a smarcarsi dai canoni classici del rock progressivo per interpretarlo in una chiave diversa, considerandolo anzi un “modo di fare le
cose”.
E ancora una volta, il rock progressivo italiano gode di ampio credito all’estero: «Progressiva per noi è l’attitudine alla musica e alla ricerca, che si declina nella fusione di vari generi per colorare le sensazioni che vogliamo trasmettere: rock progressivo non è un genere, ma un modo di suonare, spaziando tra rock, jazz, classica, elettronica, con un occhio alla grande musica del passato da preservare ed evolvere in nuovi linguaggi.
Gli italiani suonano bene e lo sanno in tutto il mondo tranne che in Italia!