Decalogue of Darkness è il nuovo disco dei Daal e arriva dopo ben quattro anni di distanza dal precedente “Dances of the drastic Navels” .Stilisticamente è un ritorno alle atmosfere di “Dodecahedron”, da molti reputato il loro miglior lavoro. Qui infatti troviamo un disco diviso in dieci capitoli una sorta di concept album, il cui filo conduttore è l’atmosfera sonora a volte piu’ buia e decadente, a volte piu’ romantica e delicata, con un livello di composizioni davvero elevato che pone questo album come il piu’ maturo e completo del gruppo. Un utilizzo massiccio del Mellotron e del pianoforte conferiscono un suono estremamente “Vintage” a tutto l’album, forse il loro disco piu’ “Progressive” per quanto riguarda i suoni. L’intro di “Chapter I” e la successiva “Chapter II” riassumono totalmente quanto gia’ scritto sopra, atmosfere dense di pathos e mistero dove le tastiere di Alfio Costa e le chitarre di Ettore Salati risaltano per le loro parti incisive e mai banali. “Chapter II” è una piccola suite di 16 minuti musicalmente suddivisa in due parti: la prima parte quasi un pezzo da camera, mentre la seconda è un esplosione ritmica quasi jazz-rock con un finale maestoso. “Chapter III” è il brano piu’ “sognante” del disco, un breve ma struggente strumentale, mentre con Chapter IV Chapter IX e Chapter VIII si scende nelle profondita’ piu’ buie e recondite dell’universo DAAL. Chapter VII la traccia piu’ inquietante, con colpi di pugni a delle porte che sottolineano linee ritmiche originali e mai banali, ad opera di Davide Guidoni e Bobo Aiolfi. “Chapter X” infine è la Magnus Opus finale, con piu’ di 10 minuti di progressive condito da fughe e pause, una degna conclusione di questo album. Completa l’opera un artwork completo di booklet di sole foto, che accompagnano idealmente ogni singolo brano.
“….. volevamo qualcosa di diverso per i Daal . … siamo scesi al livello del nostro mondo. Abbiamo incontrato demoni, uomini, stregoni del nostro tempo e stati d’animo della nostra società . È incredibile come la storia dell’uomo si ripeta …. è incredibile come l’uomo compia gli stessi errori…. è incredibile come la memoria si perda in una macchia di oscurità …”
Alfio Costa
Decalogue of Darkness is the new album by Daal and comes four years after the previous “Dances of the drastic Navels”. It is a sophisticated return to the atmosphere of “Dodecahedron”, considered by many to be their best work. Here in fact we find a disc divided into ten chapters a sort of concept album, whose common thread is the sound atmosphere sometimes darker and more decadent, sometimes more romantic and delicate, with a very high level of compositions that puts this album as the most mature and complete of the group. A massive use of the Mellotron and the piano give an extremely “Vintage” sound to the whole album, perhaps their most “Progressive” record in terms of sounds. The intro of “Chapter I” and the subsequent “Chapter II” sum up totally what has already been written above, atmospheres full of pathos and mystery where Alfio Costa’s keyboards and Ettore Salati’s guitars stand out for their incisive and never banal parts . “Chapter II” is a small suite of 16 minutes musically divided into two parts: the first part almost a chamber piece, while the second is a rhythmic explosion almost jazz-rock with a majestic ending. “Chapter III” is the most “dreamy” piece of the album, a short but poignant instrumental, while with Chapter IV Chapter IX and Chapter VIII we descend into the darkest and most hidden depths of the DAAL universe. Chapter VII the most disturbing track, with punches to the doors that underline original and never banal rhythmic lines, by Davide Guidoni and Bobo Aiolfi. “Chapter X” is finally the final Magnus Opus, with more than 10 minutes of progressive seasoned by fugues and breaks, a worthy conclusion of this album. Complete the work a complete artwork of booklets of only photos, which ideally accompany every single song.
“….. we wanted something different for the Daal. … we have descended to the level of our world. We have met demons, men, sorcerers of our time and the mood of our society. It’s incredible how the history of man repeats itself … it’s incredible how man makes the same mistakes … it’s incredible how memory gets lost in a patch of darkness … “
Alfio Costa