A mix of italian ethno rock and progressive rock of the seventies. Also digital sounds and interesting sound experiments.
It features Lino vairetti (Osanna) lead vocal on the cover of “L’uomo”.
It features also the cover of “The pot head pixies” of the australian Gong.
Se il precedente album (Alatul, 2004) era una sorta di viaggio sonoro fino ai confini del Mediterraneo, il terzo lavoro per Gennaro “Mandara” de Rosa porta con sé, chiare e ben visibili, tutte le caratteristiche di un ritorno. Dopo aver avuto modo di crescere dal punto di vista artistico e professionale, attraverso importanti collaborazioni tra le quali ci piace ricordare i tour europei come batterista e percussionista de Il Parto delle Nuvole Pesanti, l’esperienza di Pentole&Computer assieme al “99 Posse” Marco Messina, gli spettacoli teatrali con la compagnia Kripton del regista Cauteruccio e, infine, il tour che sta accompagnando la reunion dei 99 POSSE, questo disco rappresenta, prima di tutto, la migliore metafora per rappresentare ciò che oggi è l’artista “Mandara”. Meglio: una cartina tornasole dei colori e degli umori dell’animo di un musicista, che dopo aver girato il mondo in tournée, incontrando artisti di ogni genere e cedendo alla fascinazione di suoni, luoghi, linguaggi e stili quanto mai disparati, riporta tutte queste esperienze a casa per farne materia sonora. Così è nato “Mandara”, e non a caso, questa volta – nonostante per il percussionista calabrese sia già il terzo album – il titolo del disco coincide con il nome del progetto a cui de Rosa è legato fin dagli esordi. Il risultato è un album energico e corale, in cui trovano spazio, una per brano, tutte le anime del suo complesso background musicale. Dai ritmi africani e indiani fino al miglior rock progressive anni settanta, passando per i suoni digitali, le colonne sonore per il teatro e l’etno-rock italiano.
Questo album Mandara attinge alle collaborazioni, oltre all’immancabile apporto del “secondo Mandara” Gianfranco De Franco, di nomi del calibro di Marco “Posse” Messina (autore delle programmazioni in “Hassan I Sabbah”), Peppe Voltarelli (riconoscibilissima la sua vena poetica nelle parole di “Apfelsaft”), il jazzista Marco Zurzolo (sassofono in “Yallah”). Poi un lunga scia di collaborazioni di grande lustro: come Amy Denio, versatile musicista e cantante della scena alternativa statunitense (è sua la voce in “Wind Song” e “Hassan I Sabbah”), il rapper Kiave (voce in “Wind song”), l’intera banda musicale della Città di Corigliano (autrice di una straordinaria coda nel finale di “The pot head pixies”), Lino Vairetti (leader degli “Osanna” e voce in “L’uomo”), il musicista tunisino Marzouk Mejiri (voce e percussioni in “Tiiri tiiri”), Alessandro Castriota Scanderberg e l’attore-cantante statunitense Jay Bethay Simba (voci in “B.B. the Kings”) e Narajan Chandra Adhykari, musicista del bengala, esponente del movimento Baul (voce in “Shundor Naya”).
Un benefico melting-pot di nazionalità e culture, segno che confrontarsi con linguaggi e culture diverse non ha mai rappresentato un problema per Mandara. A dare spessore a tutto il lavoro, due preziose cover: “The pot head pixies” degli australiani Gong – brano di culto del rock-progressivo anni settanta – e il rifacimento di “L’uomo” dei partenopei “Osanna” (cui prende parte lo stesso cantante della band), con cui Mandara sceglie di rendere merito ad una delle pagine più significative del rock nostrano.