C’erano una volta….i CORPO, band salentina fondata dai fratelli Calignano, che suonava negli anni 70 musica strumentale obliqua, psichedelica, altrove definita ambiguamente kraut-rock, senza mai essere stata “alle porte del cosmo che stan lassù in Germania”. Anzi, tutto è iniziato in fondo nei primi anni 70 in fondo al tacco della Puglia, anche se lungo la decade settantiana i Corpo hanno trovato modo di esportare il proprio progetto avant-progressive grazie a svariati concerti in Europa. Poi, si sa, l’avvento degli 80 e l’eclissarsi di quell’avventura musicale hanno rischiato di celare definitivamente nastri e ricordi nell’oblio.
“I & II” è dunque un documento prezioso, datato 1979 che raccoglie e ridà vita al fervore di quegli anni, sonorità dal sapore sperimentale, per certi versi uniche e avveniristiche per il prog italiano dei 70 (vi si potrebbero scorgere persino inconsapevoli tratti post-rock).
C’erano una volta i CORPO, ma il finale della favola è atipico e sorprendente perchè i fratelli Calignano hanno deciso di rimettersi in gioco, 40 anni dopo, con rinnovato slancio creativo, senza cedere il passo a lusinghe passatiste. Il vascello di quel viaggio irripetibile, che rischiava di perdersi definitivamente fra le nebbie del passato senza lasciare traccia di sè, ha finalmente ritrovato il porto con la pubblicazione di “I & II”, ed ora si rimette in cammino con la prospettiva di un album del tutto nuovo, che possa stupirci ancor oggi.
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There were once…. Corpo, band from Salento with a curious sound, instrumental prog, psychedelic, obliquely, that seemed son of kraut-rock. Corpo played several times also in some parts of Europe, but with the flow out of the 70 had no way of fixing on records their moment of creative fervor. Now “I & II” fills that gap: a valuable document through recovered tapes, records dated 1979.
Once upon a time the Corps, but now that unique trip continues on a new way with the prospect of a new album that will surprise us again
La Storia, così come ci viene tramandata, è nel migliore dei casi il gioco di unire con delle linee puntini sparsi qua e là, reperti e testimonianze tanto più frammentari quanto più lontani nel tempo. Nell’epoca dell’incisione discografica – tanto più in quel periodo relativamente vicino che intercorre tra i primi anni ’70 e i primi ’80 – si potrebbe pensare che quasi tutto sia però documentato e che ai critici non resti che trarre le loro conclusioni su dati di partenza assodati. Ebbene, le registrazioni che avete finalmente tra le mani dimostrano che non è così. Quanti, tra i numerosi saggi storici sulla musica progressiva italiana degli anni ’70, si sono occupati di ciò che accadeva in una comune multiculturale accampata in una villa di Leuca, abitata da artisti di diverse nazionalità e discipline? Quanti hanno saputo ricordare gli esperimenti e le intuizioni di una band salentina, sorta nell’ambito di un’unica nidiata di fratelli, che suonava in giro per l’Europa al tempo in cui colleghi ben più celebrati faticavano anche solo a immaginare di varcare i confini con i propri strumenti? Nessuno e senza alcuna colpa, perché i puntini da unire – una manciata di demo, precari nastri dal vivo, qualche locandina – sono rimasti chiusi per tutti questi anni negli archivi dei fratelli Calignano, dimenticati come il parco della villa di Leuca, ora smembrato nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto valorizzarlo e proteggerlo. Le tracce di questo CD non sono un prodotto finito per amanti dell’alta fedeltà e non scaleranno classifiche: forse però, dove questa miscela di umori prog-folk, dissonanze kraut e tentazioni wave troverà orecchie attente e perspicaci, qualche puntino comincerà a essere unito con linee differenti. (
Enrico Ramunni – Rockerilla)