Primo lavoro solista di Piero Costa. Accompagnato da ottimi musicisti, nel cd troviamo 12 brani dai testi significativi e dall’approccio musicale delicato ed elaborato con riferimenti espliciti alle atmosfere degli anni ’70, LA STATUA CHE SI MUOVE’si propone come un prodotto più ‘commestibile’che commerciabile, ha la pretesa di far riflettere, a partire dai disegni del geniale Franco Matticchio, dalle parole cantate, fino alle musiche arrangiate e suonate da musicisti che, più che giocare ad essere professionisti, hanno ascoltato le idee loro proposte e poi ‘sentito’ le singole parti da introdurre nel non facile lavoro di registrazione.
E’stato quindi un buon lavoro d’equipe, il cui collante è stata l’amicizia, la passione per la musica e la comune voglia di dire qualcosa, senza per forza dover urlare per farsi ascoltare, ma con leggerezza, quella leggerezza che solo la musica sa tradurre in tutte le lingue del mondo.
L’urlo di protesta, di richiamo, sta dentro parole sempre più clandestine nel mondo musica, dominato da un consumo che ha calpestato la fatica di chi cerca di fare musica graffiandosi l’anima.
Nessuno vuole convincere nessuno, ma è inevitabile usare quegli ingredienti di cui il ‘comunicare’è fatto, cioè rabbia, politica, amore, odio, stupore, paura.
Così anche in questo disco, ogni riferimento non è puramente casuale.
First solo work of Piero Costa from Varese. Accompanied by excellent musicians, there are 12 tracks by significant texts and approach music delicate and elaborated with explicit references to the atmosphere of the ’70s,
La Statua Che Si Muove proposed as a product more edible that commercially, meant to make us think, from the designs of the brilliant Franco Matticchio, the words sung, to music arranged and played by musicians, more that play at being professionals, have listened to their proposals and ideas ‘heard’ the individual parts to be introduced in the difficult job of recording.
It has been so good teamwork, whose bond was friendship, passion for music and the common desire to say something, without necessarily having to shout to be heard, but with lightness, the lightness that only the music can be translated into all languages of the world.
The howl of protest, appeal, is in words more and more underground music in the world, dominated by a consumer who has trampled the effort of trying to make music scratching the soul.
No one wants to convince anyone, but it is inevitable to use those ingredients in the ‘comunicare’è fact, that anger, politics, love, hate, wonder, fear.
So even in this record, any reference is not entirely coincidental.