“E alla fine, l’amore che dai è uguale all’amore che ti amo”.Con questa laconica frase di vaga memoria beatlesiana si conclude, Crevasses and Puddles, la prima canzone di Ladybirds, l’ultimo album della band italiana. Se ci pensiamo un momento, il valore della vita è stato profondamente attaccato e sminuito negli ultimi tre anni, perché la pandemia e la guerra in Ucraina, ci hanno sconvolto. E di conseguenza, anche il ruolo dell’amore è stato profondamente ridimensionato, a volte appiattito per costrizione o, al contrario, esplodendo incontrollabilmente, in tutta la sua forza; una sorta di coincidenza di estremi e conseguente perdita del suo enorme potere.
Entrambi devono ritrovare l’equilibrio e il ruolo che avevano conquistato nell’era pre-pandemia; e questo nuovo album significa-vuole essere un desiderio in questo senso.
Le principali novità del settimo disco ufficiale delle Twenty Four Hours, intitolato Ladybirds, sono i quattro brani cantati in italiano (che erano già apparsi nel singolo A i u t ò la) e l’ingresso del sassofonista Ruggero Condó. La formazione rimanente è la stessa dalle sessioni di Left-To-Live in poi (2014) e il nucleo storico Lippe-Paparelli-Lippe è invariato dal 1987. L’album è stato registrato in numerose sessioni a partire da agosto 2021 a Fano (le basi live, molto divertente!) fino all’ultimo arrivo di chitarra a Locorotondo (Antonio), passando attraverso Torino (voci di Marco ed Elena), Pineto (sax di Ruggero) e ancora Fano (voci, tastiere, alcune parti di basso e chitarra con Paolo-Basso).
Per quanto riguarda la scelta dei suoni e degli arrangiamenti, dopo l’esperienza della produzione veneziana con Andrea Valfrè, abbiamo deciso di tornare alle origini (The Smell of The Rainy Air, Oval Dreams) con un’autoproduzione diretta da Paolo, ma che ha coinvolto , in un estenuante lavoro di confronto per ogni scelta produttiva, tutti i componenti in egual misura.
Le delicate fasi di registrazione e missaggio sono state condotte con gli stessi criteri dei precedenti album, preservando il più possibile la naturalezza timbrica e dinamica. Il missaggio, tutto digitale, è stato effettuato da maggio a luglio 2022, con il prezioso aiuto di 2 grandi professionisti del settore audio: Fabio Serra e Dario Ravelli (quest’ultimo si è occupato anche della fase di mastering), già collaboratori di progetti paralleli di Elena e Marco (Feronia, Nirnaeth), mentre Andrea Valfrè mixato in dominio analogico il singolo che precederà l’uscita dell’album, “Unexpected Results”.
I temi delle canzoni sono come sempre sociali, introspettivi e sfaccettati: amore, guerra permanente, discriminazione delle tipologie degli immigrati, ma soprattutto una dedizione inedita, autobiografica e originalissima al lavoro artistico della band in questi 34 anni di attività che si esprime nella toccante ballata “Una Perla Vive Nascosta Tutta la Vita”.
Anche la struttura (tipologia) dei brani è molto variabile: alcuni sono molto semplici e senza particolari sovrapposizioni rispetto a quanto registrato dal vivo (Crevasses & Puddles, Incantesimo K44, Ghost Pension), mentre tre brani in particolare presentano il classico Progressive- Struttura psichedelica (Caroline, Eterno Grembo che Dona, Why Should I Care for Strangers!).
Infine il titolo e gli ampi riferimenti grafici alle coccinelle, che però si nascondono nel disco e vengono “scoperte” solo aprendo la confezione del CD, proprio come se fossero una perla, cercando di proporre una filosofia di vita alternativa che è decisamente l’esatto opposto della follia imperante che non ha trovato niente di meglio di una sanguinosa guerra, in risposta alle difficoltà e alle morti di due anni di pandemia.
Personale Paolo Lippe: Tastiere, Voce, Bassline, Ukulele, Virtual Drums e Mixaggio creativo.
Antonio Paparelli: Chitarra elettrica e acustica solista
Marco Lippe: Batteria, Percussioni, Rototom, Voce, Piano sulle tracce 2 e 7
Ruggero Condò: Sassofoni tenore e soprano
Paolo (Basso) Sorcinelli: Basso, Chitarra Classica ed Elettrica
Elena Lippe: Voce
Musicista ospite
Francesco D’Orazio suona un violino Guarneri del 1711 su “Ipocrita e Dio fannullone”